La vita di ogni giorno è difficile per Amelia: vedova, mamma di un bambino iperattivo e con qualche difficoltà a socializzare, con una famiglia che non aiuta e spesso anzi rema contro. Una vita apparentemente normale, in cui scorre però sotterranea la complessa elaborazione del lutto e lo stress, è il background ed il terreno fertile in cui attecchisce e si sviluppa il seme orrorifico che alimenta e conduce questa pellicola introspettiva e simbolica.

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Diretto da Jennifer Kent nel 2014, “The Babadook” è una pellicola australiana che colpisce con precisione. E’ questo un horror in cui l’inquietudine nasce nel silenzio, nell’ombra, nel sottinteso -nemmeno troppo sottinteso- che il Babadook è in attesa in ogni libreria, in ogni casa, dove sotto una vita normale si celano pulsioni, pensieri e incubi inespressi.

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Ognuno di noi è potenzialmente un mostro, sembra volerci dire questa pellicola, o perlomeno una parte di noi. Quella parte oscura nei recessi dell’anima, la voce interiore che alimenta le ansie, l’ombra nera e impalpabile che ci consuma e ci spaventa. Sono i ricordi, i desideri inespressi, i dolori che ci accompagnano. Il Babadook della Kent non è solo un cattivo da combattere, ma è una parte di noi, la materializzazione del nostro dark side. E proprio per questo è un mostro con cui, una volta risvegliato, dovremo convivere per sempre.

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Del Babadook non ci si libera, questa è la grande verità della pellicola: un messaggio misurato eppure sferzante. L’horror della Kent si innalza al di sopra della moltitudine delle altre pellicole di genere proprio per il suo significato simbolico e profondo, che al di là dell’inquietudine incide nel pubblico un’impressione duratura e personale. Si può relegare il mostro nell’ombra, ma non lo si può dimenticare. Ci si deve quasi prendere cura di lui anzi, controllarlo, nutrirlo senza lasciarlo mai scappare.

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Solo così, concedendogli uno spazio ed accettandone l’esistenza, si raggiunge un nuovo equilibrio, quasi una nuova coscienza. Solo così si ritrova il sorriso, la speranza, si diviene capaci di lasciare alle spalle il passato. E’ magistrale in questo senso la semplicità e la profondità dell’epilogo, che con dolcezza e disincantato realismo chiude questa piccola gemma dell’horror.



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2 Comments

  1. Probabilmente il miglior horror degli ultimi anni. Cupo, universale, con letture multiple e una profondità analitica che ha pochi pari. Leggete anche i numerosi saggi di analisi della trama che trovate in rete. Un capolavoro.

  2. Concordo sia con la recensione che con il commento qui sopra (sotto?).
    Aggiungo che al pari di The Babadook, anche It Follows è un horror fenomenale, con diverse chiave di lettura e uno spessore che ha pochi rivali nella produzione horror degli ultimi vent’anni

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